Dalla Barbiana di don Milani all’arco alpino contemporaneo: abbiamo presentato il nuovo programma tematico sulla montagna
È il 7 dicembre del 1954 quando don Lorenzo Milani, giovane coadiutore parrocchiale a San Donato di Calenzano, viene inviato in esilio ecclesiastico a Barbiana di Vicchio, minuscola frazione aggrappata al Mugello fiorentino priva di acqua potabile, strade e servizi di base. Un’area marginale e depressa che il giovane sacerdote trasforma in pochi anni in uno straordinario laboratorio innovativo di didattica e pedagogia. Un modello, quello della scuola di Barbiana, rivolto all’inclusività e alla parità di genere, alla sperimentazione educativa e all’insegnamento pratico e teorico. Lassù, tra i silenzi e le difficoltà tipiche della montagna, la scuola di don Milani ha saputo trascendere la storia per farsi canto universale di formazione (e informazione) democratica ed eterogenea.
Con questo racconto intriso di umanità e lungimiranza è cominciato, lo scorso 27 novembre, il programma tematico “Una montagna di formazione” pensato trasformare la nostra sede di Mondovì in un centro di competenze legato alle terre alte.
Il commento del nostro direttore Marco Lombardi.
«La nostra sede del Beila come metafora di Barbiana per la sua marginalità rispetto al centro cittadino, ma soprattutto l’esperienza di don Milani come esempio da perseguire e imitare per il suo sguardo olistico e il suo approccio concreto e inclusivo. Questo vuole diventare anche “Una montagna di formazione”: un progetto ad ampio respiro capace di coinvolgere enti, istituzioni, professionisti, associazioni, altri centri formativi locali, per immaginare insieme la montagna del domani. Metteremo quindi a sistema nuovi corsi di formazione, ma ospiteremo altresì momenti di divulgazione culturale e di confronto istituzionale. Nelle prossime settimane e nei primi mesi del 2024, infine, continueremo la fase di ascolto territoriale, imprescindibile per individuare necessità e desiderata»
Ad assistere all’incontro una platea attenta di docenti, amministratori e istituzioni tra cui il presidente dell’UNCEM Piemonte, Roberto Colombero.
«Una serata e un progetto coinvolgenti che ci ricordano come, in montagna, la scuola e le politiche non debbano essere estranee ai luoghi, ma parti integranti degli stessi al punto da divenire autentiche “fabbriche” di comunità. Non è un caso che l’esperienza di don Milani sia nata proprio in montagna: una montagna che generava comunità per necessità, come risposta collettiva a problemi di tutti. Oggi più che mai, allora, una nuova scuola e una nuova formazione possono rinascere proprio dalla montagna a patto che ci sia un lavoro corale e condiviso».
A dialogare su don Milani e sulla sua didattica innovativa sono stati Alex Corlazzoli (giornalista, maestro e autore del libro “Lettera a una professoressa del nuovo millennio”) e Piero Cantini, ex allievo di don Milani e oggi membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione don Milani.
L'incontro di presentazione è arrivato a seguito di una serie brevi momenti di confronto con i soci istituzionali del Cfpcemon, pensati per mettere a sistema i desiderata del territorio, al fine di proporre futuri corsi professionalizzanti che sappiano rispondere ai bisogni o alle richieste specifiche.
Da Romana Daniello di Unimont - Unione Montana Valli Mongia, Cevetta e Langa Cebana, a Giorgio Ferraris, sindaco di Ormea e presidente dell’Unione Montana Alta Val Tanaro; da Roberto Murizasco, sindaco di Villanova Mondovì, ad Adriano Bertolino in veste di presidente dell’Unione Montana del Mondolé. Questi alcuni dei protagonisti che si sono confrontati sul futuro dell’arco alpino locale e regionale, discutendo delle filiere e delle macro-tematiche da sviluppare all’interno del nuovo progetto.